Fabiana D’Urso, tra XR e Metaverso

Abbiamo conosciuto Fabiana D’Urso quasi per caso ma forse era inevitabile. Si, perché andando verso metaverso e nuove tecnologie prima o poi l’avremmo incontrata o quantomeno seguita professionalmente. Fabiana è uno dei massimi esperti in materia e in questi ultimi mesi abbiamo avuto la fortuna di poterci confrontare e imparare molto da lei.

Fabiana D’Urso

Fabiana D’Urso è una scrittrice, nel senso che scrive, tanto. Nata sceneggiatrice, poi docente specializzata in Tecniche di Scrittura applicate alle immagini, per diverso tempo, lavora come esperto del potenziamento cognitivo. In modo quasi naturale decide di dedicarsi alla comunicazione digitale fino a diventare un XR manager. Nel metaverso ha trovato la sua dimensione e ne porta avanti le caratteristiche in modo tale da poterle raccontare a quante più persone “fisiche” possibili.

Intervista a Fabiana

Metaverso: tutti ne parlano. Ma tutti ne sanno?

Io direi anche che tutti ne sentono soprattutto parlare. Non è vero, come spesso si dice che siamo all’inizio di una nuova era tecnologica. La Realtà Virtuale e quella Aumentata (VR e AR) esistono con le loro applicazioni già da diversi anni e la sperimentazione con le attrezzature e i device idonei è già presente da tempo in campi specifici come quello sanitario ad esempio o industriale. Il metaverso, questo incredibile mondo parallelo già annunciato da autori preveggenti come Stephenson e Cline, credo sia un’evoluzione naturale di Internet, il Web3 e potremmo dire la nuova indicizzazione mediatica che porterà sempre di più ad una pratica decentralizzata globale. Il metaverso non esiste, potremmo dire volendo stare con i piedi sulla linea, ma esistono degli spazi virtuali, con tutte le loro architettura grafiche che attraverso la VR danno vita ad un’esperienza immersiva quasi totalizzante. Dico quasi perché è su questo invece che siamo ancora all’inizio. La rivoluzione popolare di un social network come Facebook, diventato il riferimento più alla mano, per quello che chiamiamo metaverso (Meta appunto) è l’esempio di come le dinamiche dell’interazione globale cambino continuamente mutando e crescendo, ma serve ancora lavorarci molto.

Qual è lo scenario sul fronte Metaverso e NewTech in Italia? E nel Mondo?

L’Italia è un punto d’osservazione. Lo è sempre stato, la storia ce lo insegna. Però quando poi capisce il meccanismo, anche se arriva in ritardo, è talmente patria dei geni e delle eccezioni neuronali, che colpisce e affonda sempre qualche altro competitor. L’Italia fa ricerca, e nel caso del metaverso, ci sono diverse realtà, anche accademiche, che si stanno confrontando con quelli che potrebbero essere gli sviluppi esperienziali futuri. Si progettano accessori, guanti aptici, occhiali, ma soprattutto si fa sperimentazione in determinati campi in maniera anche eccelsa, come quello della surgery. Tutto parte dall’esperienza diretta. Da questo punto di vista le Nuove Tecnologie XR sono un tema molto ricorrente nella formazione. Diverse realtà che spaziano dalla blockchain allo sviluppo di piattaforme dedicate alla creazione di mondi virtuali, stanno portando avanti interessanti piani di informazione pratica. Il mondo è suddiviso in tante realtà a cui corrispondono culture economiche e possibilità di investimento nelle tecnologie di ultima generazione. Credo che il corrispettivo aumento della sperimentazione e dello sviluppo di possibilità di crescita in questo campo diventeranno il prossimo metro globale economico.

Fabiana D'Urso

In Italia siamo spesso indietro su molte cose. Le nuove tecnologie ‘meta’ e XR sono già accessibili ai più?

Tutti possiamo accedere ad esempio all’universo popolare di Meta attraverso l’utilizzo di un semplice device come l’Oculus Quest 2. E quando lo dico, molti arricciano il naso sull’eventualità di spendere poco più di trecento euro. Se calcoliamo però la spesa di uno smartphone medio, che spesso viene cambiato a distanza di dieci mesi, la risposta non combacia con le reali intenzioni. Non è il prezzo, non è la spesa, ma è la conoscenza di un nuovo modo di fare interazione all’interno di una realtà parallela in grado di ottimizzare qualunque performance. Quindi la risposta giusta è “sì” certo, le nuove tecnologie Mixed Reality sono accessibili a tutti e presto si avrà la possibilità di un utilizzo quotidiano di ciò che al momento appare solo come un prolungamento del gaming più basico.

Gli NFT sono un’innovazione recente eppure si è già visto di tutto, compresa l’ultima provocazione di Madonna. Queste espressioni forse creano un concetto sbagliato dei Non-Fungible Token. Quali sono realmente i Non-Fuffa Token? Quale può essere una loro funzione intelligente?

Chi pensa che gli NFT corrispondano unicamente alla Crypto Art sbaglia di grosso. Quando ci troviamo di fronte a questa realtà dobbiamo prima passare per la concezione pura di smart contract, poi dopo viene tutto il resto. La bellezza del mondo decentralizzato, e ora qui magari andiamo al di là della concezione unica di metaverso, è quella di ergersi su di una community viva e pulsante. Da questo punto di vista la Crypto Art ne è l’espressione totale. La condivisione di un valore e lo scambio di questo sono la filosofia che sta poi alla base della blockchain. E allora, per non incorrere nella totale “arsura” del proprio wallet crittografico (portafoglio per intenderci) è bene comprendere cosa resterà e cosa invece ci farà capitolare in un momentaneo passaggio di tendenze. Ho sempre pensato che oltre ad informarsi su ciò che cambia nell’universo dell’interazione digitale, è bene anche dare il giusto peso ad ogni cosa. Se Madonna crea una serie di NFT con Beeple, o se Christie’s, per stare al passo con i tempi, decentralizza un’asta, va sempre tenuto lo sguardo su ciò che determina tecnologicamente e algoritmicamente queste realtà, ossia uno smart contract. E l’utilizzo che se ne farà sempre di più mi auguro si concentri su ciò che realmente aiuti la vita quotidiana con tutte le sue funzioni. Poi se un’opera di Crypto Art è di vera qualità, quello ritengo sia un punto non criticabile, che ben venga.

Quali sono i settori su cui vedi maggiori utilità delle nuove tecnologie?

Sicuramente la Comunicazione, l’Healthcare, l’Educational in ogni sua forma e mi auguro presto la cultura e il turismo, perché in questo l’Italia potrebbe optare per un bel podio.

Ti sei concentrata su comunicazione e formazione XR fino a diventare opinion leader in materia. Cosa ti ha fatto scegliere questo nuovo mondo piuttosto che un altro?

Ho sempre pensato che il consumatore, l’utente finale fosse da tutelare, anche nel senso della partecipazione emotiva e sensoriale al messaggio presentatogli. Portare un brand nel metaverso, vuol dire fare in modo che ci sia, da subito, una forte connessione con il cliente. La comunicazione sta cambiando molto velocemente, e in attesa che anche i social network presto si decentralizzino, quello su cui mi piace lavorare è la sensazione che si viene a creare nella mente di un utente presente in un environment virtuale. Il marketing immersivo credo diventerà il mio mantra. Mi piace troppo studiare i meccanismi che stanno nascendo e che determinano le nuove strategie di azione. Forse perché vengo dal cinema e dalla televisione e quindi sono abituata a confrontarmi con il dialogo che si instaura tra spettatore e mondo narrato che gli gira intorno. Vedo quindi nella realtà virtuale e nelle sue tante applicazioni, un potenziale fortissimo.

Sappiamo che non ami particolarmente le presentazioni di PowerPoint e sono d’accordo con te, anche se spesso sono uno strumento necessario. Come vengono strutturati i corsi Meta Communications?

Lo so, sembro poco professionale, ma è più forte di me. Mi piace troppo far sentire mentre racconto o spiego qualcosa invece che incanalare un’attenzione visiva unica su di un’immagine statica. I corsi di Meta Communications camminano su due linee parallele che ad un certo punto si avvicinano tantissimo e che uniscono insieme la pratica immersiva (con visori) e la progettazione neuronale in aula. C’è poi la mia grande passione per gli esseri umani e lo studio delle varie fasi di apprendimento. Far conoscere la dimensione “metaversiana” come esperienza di forte empatia con ciò che ci viene ricreato intorno, credo valga mille slide, anche se per questo capisco che ci vorrà ancora un po’ di tempo. Il bello però sta proprio in questo, darsi da fare durante l’attesa.

Maggiori info: https://metacommunications.it/

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