Malattie digitali: educare all’utilizzo della tecnologia

Sappiamo convivere in modo salutare con la tecnologia? Non sempre: ecco perché ormai si parla di malattie digitali e tecnostress.

Malattie digitali: in cosa consistono?

Forse la malattia digitale più diffusa, e di cui spesso non ci accorgiamo nemmeno, è la dipendenza da internet. In questo articolo parliamo dei 7 segnali che ne rivelano la dipendenza. Vi ci rispecchiate?

Si parla di malattie digitali quando cambiamo in modo significativo le nostre abitudini di vita per stare più tempo in rete, a chattare o a giocare ai videogiochi multiplayer.

Nella nostra recensione del libro Tecnoliquidità di Tonino Cantelmi abbiamo sottolineato come le nuove generazioni siano naturalmente predisposte all’utilizzo degli strumenti digitali, ma nonostante ciò vanno comunque educate perché non arrivino ad abusarne.

Ovviamente, non vogliamo demonizzare la tecnologia, anche perché senza di essa il nostro lavoro di marketer digitali non esisterebbe. Ma ci rendiamo conto che spesso nemmeno noi riusciamo a staccarci dallo smartphone, scrollando post di continuo tutto il giorno per i più svariati motivi: per controllare news, per tenerci aggiornati sui cambiamenti degli algoritmi social, ecc.

Cerba HealthCare Italia ha lanciato il protocollo Digital Life Coaching

Digital Life Coaching, nuovo servizio introdotto quest’anno nei centri Cerba HealthCare Italia, comprende medici e psicologi che insieme elaborano un percorso coadiuvante per “dipendenze digitali”, che impattano a vari livelli sulla vita dei pazienti.

La platea interessata è potenzialmente molto vasta. Basti pensare che, secondo l’ultimo rapporto Agi-Censis, la gran parte degli utenti internet è online anche prima di dormire (77,7%) e subito dopo la sveglia (63,0%); il 61,7% utilizza i dispositivi anche a letto (tra i giovani si arriva al 79,7%) e il 34,1% a tavola (la percentuale sale al 49,7% fra i giovani). Il 22,7% degli utenti ha spesso la sensazione di essere dipendente da internet e l’11,7% dichiara di vivere con ansia un’eventuale mancanza di connessione. Per l’11,2% inoltre l’utilizzo della rete è fonte di collisioni con i propri familiari. 

Per questo è importante seguire un percorso personalizzato che aiuti proprio a ritrovare un equilibrio, riconoscendo e rompendo i meccanismi che creano dipendenza, ripristinando i corretti ritmi sonno-veglia e restituendo i giusti spazi alle relazioni interpersonali.

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Laura Passador
Laura Passador
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